I servizi consolari italiani e il lungo Risorgimento (fine XVIII sec. – XX sec.)

Bando di partecipazione nell'ambito del Seminario di studio all'École française de Rome, i 29 e 30 settembre 2016
Invio delle proposte entro il 15 maggio 2016

Bando di partecipazione

"I servizi consolari italiani e il lungo Risorgimento (fine XVIII sec. – XX sec.)"

Seminario di studio, Roma, École française de Rome, 29-30 settembre 2016


Per lungo tempo la storiografia non si è occupata della documentazione consolare se non quale mera fonte di informazioni rispetto ai territori sui quali esercitavano il proprio ufficio. Solo da qualche decennio l’istituzione consolare ha saputo attrarre l’attenzione quale specifico oggetto di studi, e la ricerca ha cominciato ad indagarne i meccanismi, le funzioni e le sue molteplici interazioni. L’adozione di una prospettiva comparatista, in particolare, ha consentito di mettere in luce gli elementi di continuità così come le principali tendenze dell’attività consolare, allontanandosi da una prospettiva troppo statalista colpevole di non aver consentito finora di esplorare tutte le dimensioni dell’attività consolare, né di capirne a fondo il funzionamento.
Se i consoli non sono solo i servitori dello Stato, ciò non significa che non sia ancora necessario approfondirne le relazioni con le loro autorità di riferimento, o la natura dei legami politici con i soggetti posti sotto la loro giurisdizione. Anzi, le ricerche più recenti dedicate alle funzioni consolari e alla loro azione di agency, sia nell’ambito dell’amministrazione di cui facevano parte, sia nella società in cui si trovavano, hanno consentito di ricostruire, con spunti inediti, l’evoluzione delle relazioni fra individui, gruppi e poteri dalla fine dei tempi moderni all’inizio del periodo contemporaneo, consentendo di rivedere sotto una nuova luce le tappe del processo di nazionalizzazione degli Stati.


In questa prospettiva, lo studio di quanti, fra i vari consoli, furono al servizio di uno degli Stati dell’Italia preunitaria, dall’età delle ultime repubbliche mercantili all’Italia unita, ci appare proficuo per più di un aspetto. I servizi consolari italiani sono fra i meno conosciuti dato che i loro referenti statali sono erroneamente considerati attori minori, o addirittura marginali, nel contesto del Mediterraneo ed europeo. Per lo storico, il personale consolare al servizio degli Stati italiani presenta invece il grande vantaggio di essere il responsabile dei propri «nazionali» i quali, presi nel loro insieme, annoverarono una presenza per tutto il Mediterraneo toccando orizzonti persino più lontani, e in grado di testimoniarne l’estremo dinamismo anche nell’ambito delle società che li accolsero.

Le fonti consolari sono dunque capaci di fornire informazioni in merito ai caratteri di «italianità» sia degli stessi consoli, sia dei loro «nazionali», un’italianità che spesso si riduce, soprattutto all’inizio del periodo preso in considerazione, alla semplice relazione di natura amministrativa nei confronti di uno Stato collocato nella penisola italiana. Tale legame può però anche stratificarsi con altre forme di lealtà che traggono le proprie radici dalla tradizione familiare, dalle reti commerciali e politiche, dal sentimento di appartenenza alle «piccole patrie» civiche, provinciali o regionali, fino a un più generale sentimento italiano del quale occorrerebbe indagare meglio la natura, i limiti, le evoluzioni, senza però mai adottare il pregiudizio secondo il quale tale sentimento patriottico debba necessariamente finire per sostituire tutte le altre forme di appartenenza.

Le fonti consolari e para-consolari (ovvero la documentazione prodotta dagli interlocutori dei consoli) consentono allo studioso di indagare microcosmi particolarissimi, quelle «Italie fuori dall’Italia» per le quali, se rappresentarono forse il luogo di nascita per eccellenza di un sentimento nazionale inasprito dall’esilio, bisogna chiedersi se non si caratterizzarono anche per una ancora poco nota indifferenza nei confronti delle vicende dell’Italia unita. I consoli sono i testimoni in prima linea dell’evolversi delle alleanze, delle lealtà e dei sentimenti di appartenenza, ma sono anche gli attori diretti di quella trasformazione, data la varietà delle loro funzioni: agenti di Stati avversi all’idea nazionale o che, al contrario, se ne fecero promotori, interlocutori di soggetti locali al servizio di altre realtà statuali e, in particolare, di quella imperiale, responsabili dell’introduzione di nuove prassi amministrative, soggetti, insomma, a tutti gli effetti esposti alla circolazione delle idee e ai nuovi fenomeni di politicizzazione. Rappresentano, pertanto, soprattutto se studiati nel loro insieme, un osservatorio inedito per l’analisi di un oggetto storiografico classico, il «Lungo Risorgimento».

Scopo della presente iniziativa, che fa parte delle attività del programma «Consoli» sviluppato all’École française de Rome e del gruppo di ricerca «La fabbrica dei consoli», è di raccogliere contributi dedicati al ruolo dei consoli nel loro ruolo di diffusione, recezione e creazione di modelli di appartenenza collettiva all’interno di un mondo italiano considerato nel suo significato più ampio: una realtà dai limiti spaziali imprecisi, così come nelle sue estensioni diasporiche. Proponiamo, a tal fine, una serie di domande principali dalle quali muovere:

→ Si può parlare di una italianità dello Stato? Nell’arco cronologico preso in considerazione, la penisola italiana presenta una grande varietà di entità statuali, dalle repubbliche aristocratiche (Genova, Venezia) alle monarchie regionali (Due Sicilie, Sardegna, Toscana), passando dai micro-Stati del Centro-Nord, senza dimenticare il caso particolare dello Stato Pontificio. Ai confini dell’italianità, ma non per questo privi di chiare influenze e contaminazioni, sono degni d’interesse i casi di Stati come la Francia rivoluzionaria e imperiale, l’impero d’Austria poi austro-ungarico, Malta, la Repubblica di Ragusa e le Isole Ionie. L’ipotesi è che lo studio dei servizi consolari italiani possa condurre il ricercatore verso una miglior conoscenza dei processi di formazione dello Stato in Italia, contribuendo anche alla storia dell’amministrazione e della cittadinanza. Cosa significava concretamente amministrare soggetti considerati italiani? Si assiste alla creazione di una prassi amministrativa comune oppure l’italianità rappresentava solo un miraggio?

→  Si può parlare di una italianità consolare? È ben noto che, per ragioni finanziarie, molte sedi consolari erano in realtà dei vice-consolati, proconsolati o delegazioni consolari affidate a negozianti locali e non a funzionari dello Stato accomandante. Secondo lo stesso principio, un unico individuo spesso gestiva gli interessi di vari Stati, caso abbastanza diffuso proprio per negli Stati italiani pre-unitari, mentre con l’unificazione lo Stato tenderà rapidamente a nazionalizzare il personale consolare. Ebbene, è dunque possibile parlare di un modello consolare italiano allo stesso modo in cui esiste – per esempio – un modello francese, o uno svedese? Quali furono le tappe della nazionalizzazione e della costruzione del funzionariato consolare al servizio degli Stati italiani? Si può parlare della persistenza di un «antico regime consolare» sul modello di quanto avvenuto in altri Stati (Francia, Inghilterra, ecc.)?

→ Quale fu il ruolo del personale consolare nel processo di nazionalizzazione e politicisation dei propri «nazionali»? Assai prima dell’Unità, molte affinità, in particolare d’indole linguistica, indussero gli «Italiani» a stringere tra loro relazioni di commercio e di sociabilità, e ciò avvenne anche rispetto alle dinamiche della militanza politica. Come si posero i consoli nei riguardi di simili associazioni: le ostacolarono, ne furono promotori, o rimasero semplicemente indifferenti?


Nel rispondere al presente bando si raccomanda di evitare proposte legate allo studio delle diverse tappe del Risorgimento «viste da» questo o quel console particolare: ciò che interessa è piuttosto l’analisi delle modalità concrete di appartenenza collettiva documentate dalle fonti consolari e da tutte le altre fonti a quelle collegate parse capaci di dare indicazioni sulla vita delle popolazioni vincolate, in un modo o nell’altro, a uno degli Stati della penisola italiana (o ricomprese in una dimensione intra-italiana, come nel caso dei consoli italiani residenti in un altro Stato italiano rispetto a quello di loro appartenenza). Restano invece escluse le indagini dedicate ai consoli stranieri residenti in Italia.
Oggetto principale del convegno sarà il mondo mediterraneo, ma potranno essere presi in considerazione casi di studio relativi ad altri territori europei o d’oltre Atlantico e che potranno essere proficuamente inclusi in una più ampi prospettiva d’insieme. L’arco cronologico indicato fa riferimento all’età del Risorgimento nella sua accezione più ampia, dalla fine dell’illuminismo fino alla prima metà del Novecento, seppur potranno valutarsi ricerche relative a periodi immediatamente precedenti o successivi a quello in oggetto purché utile riferimento ai fini comparativi.

Il Seminario di studio si svolgerà presso l’École française di Roma nei giorni 29 e 30 settembre 2016.

 

Invio delle proposte

Le proposte di contributo, purché pertinenti e indicando le fonti utilizzate, dovranno essere redatte in un testo compreso tra le 3-4000 battute, spazi inclusi, da inviare entro il 15 maggio 2016 ai tre seguenti indirizzi :

  • marcella.aglietti@unipi.it,
  • dirmod@efrome.it ;
  • mathieu.grenet@univ-jfc.fr

 

Informazioni pratiche
L’organizzazione si farà carico delle spese di vitto e alloggio dei relatori, ma non delle spese di viaggio. Le lingue ammesse saranno l’italiano, il francese e l’inglese.
I migliori contributi presentati in occasione della giornata di studio, dopo opportuna selezione da parte del comitato scientifico, saranno oggetto di una pubblicazione scientifica.


Organizzatori

  • Marcella Aglietti,
  • Mathieu Grenet,
  • Fabrice Jesné.


Comitato scientifico

  • Marcella Aglietti,
  • Tassos Anastassiadis,
  • Arnaud Bartolomei,
  • Mathieu Grenet,
  • Fabrice Jesné,
  • Jörg Ulbert.
Categoria : Appels à communications
Pubblicato il 16/12/2015 - Ultimo aggiornamento il 18/09/2020
p
a
r
t
a
g
e
r